mercoledì 14 novembre 2007

Energia nucleare. Quanto conviene?

Nelle centrali, com’e’ scontato, non si usano i minerali di uranio, ma piuttosto barre o sfere, quindi prodotti finali. Tali prodotti sono acquistabili da pochi produttori (4? 5?) e se in Italia un qualunque artigiano volesse produrli, non potrebbe. Non solo per la necessità di capitali straordinari, ma anche perché – in virtù degli accordi internazionali contro la proliferazione atomica – verrebbe letteralmente assaltato in quanto potenziale produttore di bombe nucleari.
Con il nucleare la dipendenza dall’estero non verrebbe ridotta.
Circa i costi, in qualunque manuale scolastico di economia si spiega che i prodotti con analoghe funzioni seguono lo stesso mercato. Si dice che i prodotti succedanei seguono i prezzi del prodotto principale. Quando aumenta il prezzo del cacao aumentano anche i prezzi dei suoi sostituti. Idem per lo zucchero. Ed anche la legna da ardere, il gas, il carbone seguono l’andamento – più o meno – del petrolio. Quest’ultimo – in dollari – è triplicato dal 2001 ad oggi. Ma l’uranio è aumentato di 20 volte!
Con il nucleare non si ha alcuna garanzia di risparmiare! Anzi, tenuto conto del fatto che i produttori sono estremamente pochi, la concorrenza può essere organizzata in un cartello monopolistico con estrema semplicità. Il mercato dell’uranio è tutto oligopolico (materia prima, prodotto finale, centrali, smaltimento delle scorie) ed è quindi di estrema pericolosità per l’equilibrio delle economie.

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